Durante le vacanze estive ho avuto il piacere di leggere I corvi scrivono romanzi gialli? di Elia P. Ansaloni, edito da Delrai Edizioni. Elia è un giovane autore di romanzi di mistero che sta debuttando nel panorama italiano e questo è il suo terzo libro.
Ho scelto questo romanzo per curiosità e capriccio (il consueto rituale esoterico che parte dalla valutazione di copertina/titolo/quarta di copertina per poi sfociare nel sesto senso), e non solo ha saputo tenermi ben incollato alle sue pagine, ma si è anche rivelato un’interessante finestra di riflessione sul genere giallo e su cosa significhi essere un creativo o una creativa. Con questo articolo vi racconto cosa si nasconde dietro all’oscura copertina di questo libro e al suo titolo (e sottotitolo) così inusuale.
Una trama stratificata
Il libro è ambientato in Inghilterra a metà degli anni ‘80 e l’intreccio segue la protagonista Evelyn Bancroft, una scrittrice che si troverà costretta a improvvisarsi detective. Dopo quarant’anni di carriera letteraria, la principale preoccupazione di Evelyn è trovare un modo per liberarsi dell’odioso protagonista della sua serie più nota; in altre parole, una novella Paul Sheldon (il protagonista di Misery, il libro cult di Stephen King cui uno scrittore era vittima della fan più accanita del suo personaggio più odiato).
Ma la sua Misery è invece il detective greco Balthazar Spyros, un donnaiolo infallibile che, dopo anni e anni di pubblicazione senza alcun sviluppo del personaggio, si è incancrenito su se stesso ed è diventato la caricatura del concept iniziale. Eppure vende: la casa editrice non ha alcuna intenzione di mandarlo in pensione e lei non può fare altro che continuare a scrivere.
È sulla base di questo antefatto che parte il mistero: alla nostra Evelyn arriva una lettera firmata da Spyros stesso (o, più probabilmente, da qualcuno che si spaccia per il personaggio letterario), in cui le suggerisce di indagare sulla morte di una persona legata alla casa editrice per cui lei lavora, la Pritchard Publishing. Da questo invito si sviluppa un intrigo più complesso, che coinvolgerà i Pritchard e tutti gli altri coloriti personaggi che ruotano attorno a questa ricca famiglia.
La casa editrice ha infatti un ruolo centrale nell’intreccio, non solo nella forma di luogo fisico (molte scene si svolgono nella tenuta di Stenhollow, il quartier generale dei Pritchard), ma anche come luogo emotivo; infatti, la narrazione riguarda sì l’indagine investigativa da giallo puro, ma anche l’indagine di Evelyn attraverso la sua stessa carriera.
Elia utilizza poi una cornice narrativa stimolante per la sua storia. Nella “Nota all’Edizione Italiana” che fa da introduzione al romanzo, Elia si finge il mero traduttore di un libro autobiografico scritto da Evelyn stessa (il finto titolo sarebbe Do Crows Write About Murder?, con tanto di gioco di parole intraducibile). Seguendo questa premessa, il libro è arricchito di una serie di trovate meta-narrative che sarebbe un delitto anticiparvi.
Due fratelli, due protagonisti
Proprio il pretesto della finta autobiografia rende Evelyn ancora più centrale nella sua storia. L’arguzia della scrittrice punteggia la narrazione della vicenda, con occasionali escursioni nel suo passato e nella sua interiorità. Queste divagazioni non risultano mai indesiderate o prolisse, sono anzi concise nel caratterizzarla senza deragliare il lettore più del necessario.
L’altro personaggio che domina il romanzo è il serpentino fratello di Evelyn, Leigh Bancroft, un attore famoso principalmente per i suoi ruoli da cattivo nei film di serie Z; di lingua biforcuta, ma inaspettatamente premuroso con la sorella nei momenti che contano. È grazie a lui che entra in gioco un secondo escamotage narrativo, ovvero una serie di sue annotazioni sul manoscritto che “l’editore” ha incluso nella versione finale del libro in forma di note a piè di pagina. Ed è attraverso queste sue frecciatine alla sorella che si sviluppa un dialogo tra i due personaggi, sul loro presente e sul loro passato.
Comunque queste note, anche se ottime nel dipingere i personaggi, rimangono per lo più destinate a battute accessorie per la narrazione e non offrono spunti per la risoluzione dei delitti.
Entrambi i fratelli sono più vicini ai 70 che ai 60, quindi questa è anche un’indagine sulle loro vite. Leigh ed Evelyn si sentono vicini a un tramonto esistenziale ma, proprio come un criminale, anche le loro carriere hanno lasciato delle tracce. I lettori saranno dunque in grado di ricostruire questo puzzle dolceamaro: i loro successi e fallimenti, le loro speranze e rimpianti; così facendo, alla fine del romanzo sarà possibile avere una visione ancor più completa di questi due personaggi così ben tratteggiati, il tutto senza flashback o balzi temporali.
Personaggi gialli
Parlando dei personaggi secondari sento necessario fare una premessa. Scrivere un giallo può rivelarsi un affare spinoso: sono libri che richiedono un cast ampio, in modo da non rendere il colpevole troppo facile da trovare ma, al tempo stesso, presentare degnamente un personaggio richiede un buon numero di pagine. Un personaggio può anche essere caratterizzato magistralmente nella mente dello scrittore, ma quella caratterizzazione ha bisogno di spazio per poter essere trasmessa al lettore, ed è difficile dare a tutti i sospettati lo stesso spazio, specialmente quando si è esordienti e sia editori che lettori concedono poche pagine di pazienza.
È quindi quasi inevitabile che, nei gialli più brevi, alcuni sospettati siano meno definiti rispetto al resto del cast. Purtroppo questo è anche il caso di I corvi scrivono romanzi gialli? (il libro conta solo 250 pagine).
Ci sono comunque diversi personaggi secondari memorabili, come Tom Corrigan, un regista irlandese in grado di trasformare anche i budget più infimi in film trash fatti e finiti; ma ad alcuni membri del cast è concesso poco spazio, quindi hanno faticato a trovare una loro dimensione nella mia mente di lettore.
Un mistero classico
Parlare di un mistero senza rovinarlo tende all’impossibile. Proverò a mantenermi vago e anche le parti della recensione contrassegnate come spoiler non conterranno il nome del colpevole o la soluzione; comunque il mio consiglio è di non aprirle se avete già intenzione di leggere il libro.
Innanzitutto, il mistero di questo libro funziona. Si tratta di un giallo classico fatto con tutti i crismi: l’ambientazione storica libera l’autore dalle catene delle onnipotenti tecnologie moderne e le rivelazioni finali si incastrano logicamente con il resto della storia. Il libro resiste a una seconda lettura e, anzi, rileggendolo ho notato diversi dettagli che mi erano sfuggiti durante la prima.
Anche se non ci sono buchi di trama, ritengo comunque doveroso parlare di un paio di aspetti che forse potevano essere affrontati diversamente.
[spoiler title="Spoiler sul mistero"]Il colpevole del delitto è un personaggio che, nel romanzo, parla relativamente poche volte con la protagonista; di conseguenza, l'ho trovato poco memorabile e, per lo stesso motivo, ho percepito anche il finale come meno incisivo rispetto a quello di altri gialli che hanno colpevoli più "centrali".[/spoiler]
[spoiler title="Spoiler sul mistero"]Inoltre, per quanto sia interessante la premessa che il colpevole potrebbe essere Spyros stesso, un personaggio letterario incarnatosi nel mondo reale, non mi sono mai sentito spinto a credere in questa tesi soprannaturale. Ovviamente si tratta di un giallo e il delitto deve avere un colpevole in carne ed ossa, ma un giallo può spingere il lettore a dubitare di se stesso, mostrandogli avvenimenti straordinari che (apparentemente) possono essere spiegati solo con la tesi sbagliata, ma che in realtà hanno una soluzione logica. In altre parole, nel corso del romanzo non ci sono avvenimenti la cui unica soluzione sembra essere "Il colpevole è veramente Spyros!". Non è necessario spingere il lettore nella direzione del soprannaturale, ma visto che il libro parte con una premessa così forte, sarebbe stato interessante vedere una maggiore virata in quella direzione.[/spoiler]
Il verdetto
I corvi scrivono romanzi gialli è un romanzo di mistero classico che parla di artisti che indagano su altri artisti (e su alcuni editori). La finta traduzione e le note di Leigh regalano all’opera più di un livello di lettura e i due protagonisti sono profondi e sfaccettati. Purtroppo, il numero limitato di pagine non dà a tutti i secondari l’occasione di splendere, ma Elia ha comunque trovato un buon compromesso.
Consiglio caldamente la lettura a chiunque voglia assaporare un giallo che ha un aroma diverso dal solito, a chiunque voglia supportare un esordiente che si contraddistingue per la sua creatività e a chiunque voglia divertirsi con le tribolazioni di scrittori e attori.
N.B. la sezione dei Ringraziamenti del libro è esilarante ed è già diventata la mia preferita.
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