Negli ultimi tempi il sottogenere dei retelling di mitologia greca è letteralmente esploso. Entrate in una qualsiasi libreria e probabilmente troverete almeno uno scaffale dedicato ai retelling di mitologia greca. Qualche esempio? Circe di Madeline Miller, Arianna di Jennifer Saint, Il canto di Calliope di Natalie Haynes, Lore Olympus di Rachel Smythe e tanti, tanti altri.
Io amo la mitologia greca, ma amo un po’ meno questi retelling. Anzi, a costo di sbilanciarmi un pochino, dico che non aggiungono nulla di nuovo alla narrazione che già abbiamo della mitologia greca. Andiamo a vedere insieme i motivi.
Il mito greco è già completo così com’è
La mitologia greca nasce da una cultura tramandata per millenni. Questa cultura è composta da persone che non solo sono cresciute con queste storie, ma la cui identità e il cui patrimonio sono stati modellati intorno ad esse in modo inestricabile.
Lo scopo della maggior parte dei retelling è quello di rimodernizzare la mitologia greca. Dare voce a personaggi poco conosciuti e marginali, come certi personaggi femminili, è sicuramente interessante, soprattutto quando si vogliono includere minoranze marginalizzate come quella LGBTQ.
Il problema è che questi retelling sentono la necessità di cambiare gli aspetti fondamentali del mito. La mitologia greca è incredibilmente completa e offre tantissimi spunti già di per sé, tanto che ogni rielaborazione che voglia dare una svolta al mito finisce per raccontarci una storia peggiore al confronto. La verità è che i miti greci si reggono in piedi da soli e non hanno bisogno di essere sistemati o mordenizzati.
Questi problemi derivano dal non capire a fondo il contesto storico in cui nasce il mito greco. Andiamo nel dettaglio con un esempio più specifico.
Un esempio: la rappresentazione di Ade e Persefone
Di solito in questi retelling Demetra è rappresentata come una donna assillante, oppressiva, un genitore elicottero, mentre Persefone è una figlia stanca che sogna l’indipendenza. In realtà, il mito originale di Ade e Persefone, che ci viene raccontato nell’antichissimo Inno omerico a Demetra, è molto più potente dei moderni retelling del mito.
Per una madre vissuta nell’antica Grecia, il matrimonio di una figlia non era tanto diverso dalla sua morte, perché nel momento in cui si sarebbe sposata, avrebbe dovuto accettare di non vederla più. È per questo che Persefone sposa Ade, il dio della morte.
In questo periodo storico, inoltre, si dava più valore ai figli maschi che alle figlie femmine e la maggior parte delle donne non aveva voce in capitolo su chi sposasse le proprie figlie. Poiché non era insolito che gli sposi venissero da fuori città, spesso le madri non sapevano dove le figlie avrebbero vissuto. Anche il rituale del rapimento della sposa era un’antica usanza greca, ed è per questo che nel mito Ade rapisce Persefone.
Era molto raro che una sposa avesse voce in capitolo su chi sposare, dato che era una decisione che spettava al futuro marito e al padre. Nei retelling moderni Persefone acconsente al matrimonio con Ade, ma in questo modo si svuota il significato delle antiche tradizioni greche.
Cambiando il ruolo di Demetra si perde il contesto storico da cui nasce il mito, così come facendo apparire Ade come un marito ideale, si perde il dilemma di Persefone, che deve accettare di non rivedere mai più sua madre. Soprattutto, si perde il fatto che nel mito né Persefone né Demetra acconsentivano a questo accordo, perché alle donne dell’antichità non era consentita l’autonomia sul proprio corpo o sul proprio destino. È proprio qui che vediamo tutta la potenza del mito: Demetra, costringendo sia Zeus che Ade a restituirle la figlia, li costringe a riconoscere la loro autonomia.
Dove sono gli scrittori greci?
Avete notato che tutte queste autrici hanno una cosa in comune? Provengono dall’anglosfera. La domanda quindi sorge spontanea: ma dove sono gli scrittori greci? Di autori e autrici greci non ne sentiamo mai parlare. Personalmente, non li ho mai visti elencati in liste di retelling di mitologia greca, o pubblicizzati su Tiktok.
Durante la storia la mitologia greca ha subito tantissime rielaborazioni e interpretazioni errate, ma questo processo è particolarmente evidente durante periodi storici come l’Illuminismo e il Neoclassicismo, che erano particolarmente ossessionati dalle culture antiche, e furono molto influenti nell’anglosfera.
La mitologia greca si è quindi insinuata nella cultura occidentale e si è persa la connessione con gli autori greci. Proprio perché si dà per scontato che la mitologia greca appartenga al canone occidentale, nessuno pensa di collegarla alla Grecia moderna e agli scrittori greci moderni; e non si ritiene che i greci moderni abbiano un legame con i loro antenati. In realtà ce l’hanno eccome, ma in un modo che non può essere facilmente compreso da chi è all’esterno.
E poi?
Oltre a dare più spazio agli autori greci, bisogna anche capire cosa rende un retelling ben fatto. Una buona retelling deve capire il testo originale e il suo contesto. Se si sta raccontando un mito greco, non solo si deve comprendere la trama del mito, ma l’autore deve anche capire l’intento che ci sta dietro. È qui che la maggior parte dei retelling fallisce ed è qui che dobbiamo migliorare.
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