Consigli di Worldbuilding, Spin-off: Nomi, e come renderli leggibili

da | Lug 17, 2024 | Approfondimenti, Worldbuilding

È tutto pronto. Hai seguito le nostre guide (Parte Uno, Parte Due, Mappe), hai pensato al tuo protagonista, ai suoi amici, al mondo in cui abita, alle sue avventure, agli ostacoli che affronterà e all’antagonista più carismatico che la letteratura italiana abbia mai visto. Dopo mesi di preparazione e pianificazione ti metti alla tastiera, apri il programma che più ti è comodo e inizi a scrivere, quando…

“Io… io sono [NOME PLACEHOLDER], e giuro sulle terre di [NOME MONDO], che il malefico [NOME VILLAIN] giammai le conquisterà!”

Panico. Pensi a decine di possibili nomi per tutto e tutti, alcuni li mischi, altri li tagli, ritrovandoti con delle vere e proprie chimere linguistiche. Ci passi così tanto tempo che alla fine sei pure scocciato, hai perso ore preziose di scrittura e sei tentato di chiamare il protagonista Mario, l’antagonista Guido e il mondo Itaglia. Se non sai più che pesci pigliare, questa guida è per te!

(Non) perdere le parole

Sicuramente almeno una volta nella vostra vita non sapevate che nome inventarvi, e avete pensato di ispirarvi al nome di quel personaggio figo di quella serie, cambiando qualche lettera. Ecco, non fatelo per nessun motivo al mondo: potrebbe essere considerato il primo peccato capitale. Il motivo è che, banalmente, la maggior parte delle combinazioni di lettere che escono da questo processo sono letteralmente impronunciabili.

Certo, ci riuscirete se vi impegnate, magari cambiando qualche lettera qua e là, ma paragonate Sauron a Mhurtcu’ydeam. Quale dei due avete pronunciato con più semplicità? E su quale dei due avete avuto più dubbi sul come pronunciarlo?

Queste sono ovviamente le basi, e sicuramente ci avrete già pensato – tuttavia, è lecito precisare per chi non lo sapesse, in quanto questa guida vuole essere masticabile anche per chi è alle primisse armi con la scrittura.

Sorge naturale il dubbio: se non mettendo insieme lettere che suonano bene insieme, come allora?

La risposta dipende molto da come volete ispirarvi e da cosa volete, se volete solamente ispirarvi a una lingua già esistente o crearne una da zero: vedremo in futuri articoli come crearne una completamente nuova, e in questa parte ci soffermeremo sul creare nomi a partire da lingue realmente esistenti.

Primo Punto: Coerenza

La cosa più importante da tenere a mente è che una lingua è meglio definita come un insieme finito di suoni e segni: è quindi naturale che una lingua non possa avere qualsiasi lettera o suono possibili dell’alfabeto latino. Se vi basate sullo spagnolo è quindi strano che ci siano nomi con la V, la quale non è presente nella lingua iberica (o meglio, lo è nell’alfabeto, ma il suono è in realtà lo stesso della B), sarà altrettanto strano se nomi basati sull’italiano avranno il suono “th” tipico dell’inglese.

Questo non per dire che dovete basarvi unicamente su una lingua, ma che usarne i suoni tipici aiuterà istintivamente il lettore a intendere pronuncia e cadenza, rendendo più scorrevole la lettura.

Insieme ai suoni va anche valutata la loro disposizione: ogni lingua ha una sua fonotassi (in breve, i vari modi in cui è possibile ordinare i suoni di una lingua) e rispettarla aiuterà un nome a sembrare effettivamente appartenente a quella lingua: quindi, se la fonotassi italiana permette di dire il gruppo di consonanti “st”, tale coppia non è permessa nel giapponese, e di conseguenza una parola che la contiene non sembrerà appartenente a quella lingua. Qui si può trovare un breve sunto della fonotassi italiana.

Notate la differenza: Thruskerville Vs Gnabbacya. Inutile dire quale sia risultato più facile da leggere.

Secondo Punto: Medium

Arriviamo al secondo punto, inerente la scrittura di questi nomi: va ricordato che un libro (almeno, fino alla sua audionarrazione) è un medium scritto, e come tale un lettore può solo immaginare la pronuncia di una parola. Solitamente il fantasy classico ci porta a immaginare nomi in inglese o, magari in classici originali o localizzati dall’inglese da noi, italiano: di conseguenza, è opportuno usare segni diacritici opportuni e rilevanti alla propria lingua di riferimento: quindi tutti gli accenti, gli apostrofi, nel caso dell’italiano la H, in certe lingue anche i trattini.

Un esempio lampante sono esattamente gli apostrofi, con le loro applicazioni fantasy e non: viene quasi sempre usato per indicare una pausa, ma ciò nel mondo reale avviene solo nell’hawaiiano. Sia in italiano che in inglese infatti l’apostrofo si usa per l’elisione, quindi semmai viene usato per indicare l’opposto di una pausa. Stesso discorso può essere fatto per la H, che in inglese ha un suono proprio mentre in italiano è un segno puramente distintivo (non si pronuncia quindi, serve solo per distinguere alcune parole, come “hanno” e “anno”).

La soluzione, almeno quando si è alle prime armi e si vuole rendere chiara la pronuncia di un nome, personalmente è quella di evitare l’uso di troppi segni diacritici, soprattutto se stranieri alla lingua di riferimento.

Di nuovo, si prenda in paragone “La città di Chuwest’haffëach” Vs “La città di Questaffeca”

Terzo Punto: Tono

Questa sezione è meno dedicata alla linguistica in sé, quanto più al simbolismo dei suoni, ossia cosa i singoli suoni fanno pensare a chi li legge/sente. Sono stati svolti centinaia di test nel secolo scorso (sicuramente conoscerete il test Kiki/Bouba), ma per tenere le cose quanto più brevi possibili (e non trasformare una pagina di consigli in un saggio di linguistica), ecco qualche esempio di lettere e suoni notevoli:

  • Le lettere P, C dura, B e T sono più associate ad azioni dure, quali percuotere, sbattere, e colpire.
  • Le lettere S, F, R e N son0 più associate ad azioni morbide, quali sfiorare e strofinare.
  • Le vocali A e O sono più associate al concetto di grande.
  • Le vocali I e U sono più associate al concetto di piccolo.
  • Le vocali O e U sono più associate al concetto di oscuro e buio.
  • Le vocali A e I sono più associate al concetto di chiaro e illuminato.
  • Le lettere M e N, insieme al suono GN (“gnocchi”) sono più associate a morbidezza e calore.
  • La lettera L e il suono GL (“Gli”) sono più associate a liquidità, leggerezza e libertà.

Et voilà! I vostri nomi saranno tematicamente azzeccati! Questa parte è, tuttavia, la più trascurabile, in quanto se prendete nomi a partire da parole o concetti presenti in altre lingue non sarà ovviamente possibile cambiare troppe lettere senza stravolgere il significato originale. Come sempre, sta a voi decidere: l’ultima parola sta sempre all’autore.


Ovviamente ci tengo a ribadire che questi consigli sono perlopiù rivolti a chi è alle prime armi: se avete dei vostri metodi personali per creare nomi fateci sapere nei commenti quali sono e come vi trovate con essi!

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