La settimana scorsa ho deciso di leggere un libro che mi aveva attirata in libreria per via della copertina e della promessa che si trattasse di un fantasy young adult avvincente. Sto parlando de Il re delle volpi di Fiore Manni, edito Rizzoli, e uscito a ottobre 2023. Non è il primo libro dell’autrice, che ha già pubblicato con Rizzoli Jack Bennet e la chiave di tutte le cose, Come le cicale e altri romanzi per ragazzi. Parliamo quindi di un’autrice che è nel settore da diverso tempo.
Una piccola nota prima di iniziare: sono consapevole di non essere il target di questo libro, con i miei venticinque anni suonati, e ne tengo conto in questa recensione. Iniziamo!
La trama
Di che parla Il re delle volpi?
Siamo nel 1899 e la protagonista, Marian, compie finalmente diciotto anni. Purtroppo non c’è molto da festeggiare, perché sua madre, una donna ossessionata dall’idea di matrimonio, l’ha promessa in sposa al detestabile Carl Lawrence, figlio di amici di famiglia. A salvare Marian dal suo triste destino è Macbeth, una volpe parlante, che le fa una promessa: se lei lo aiuterà a tornare a Faerie, il re delle volpi esaudirà un suo desiderio.
Marian coglie al volo l’opportunità e varca il passaggio che conduce a Faerie insieme a Macbeth. Una volta giunta nel regno del piccolo popolo, scoprirà di essere in un mare di guai e che Aleister, il re delle volpi, non è esattamente come se lo era immaginato.
Nel frattempo un pericolo più grande minaccia la tranquillità di Faerie: il Negromante, un potente mago oscuro che sembra stia cercando proprio Aleister.
La trama non è particolarmente originale — ma dopotutto, di questi giorni è molto difficile scrivere qualcosa di davvero innovativo. L’autrice è riuscita a scrivere una storia autoconclusiva che si regge bene in piedi e i personaggi hanno un’evoluzione non indifferente.
Le mie impressioni
Mi era stato promesso un libro che sa di fiaba, una coccola, una storia che scalda l’anima, e parla di magia ma anche di crescita personale. Ho perfino letto recensioni che paragonano questo romanzo a Neil Gaiman, quindi diciamo che avevo aspettative molto alte.
…che purtroppo sono state deluse.
Lo stile del romanzo è sicuramente molto scorrevole, nulla da dire. Si tratta di una lettura gradevole e devo dire che il libro mi ha presa fin da subito: un romanzo leggero ottimo per i ragazzi più piccoli o per chi ha un blocco del lettore.
Una nota dolente sono le descrizioni dell’ambientazione, molto scarne, che non fanno giustizia a Faerie e non mi permettono di immaginarla come dovrei. L’autrice mette molta cura nel descrivere l’aspetto fisico dei personaggi, ma tralascia tutto il resto, e di conseguenza sono quasi costretta a immaginare i protagonisti in una stanza bianca. Il worldbuilding non è particolarmente originale ma fa il suo dovere. Il problema è che non viene mai approfondito troppo. Le creature, le città, i palazzi, la magia mi incuriosiscono, voglio saperne di più, ma l’autrice si limita a dare qualche informazione scarsa, che non mi soddisfa.
Il castello errante di Aleister
Una storia di magia, amore e crescita personale, che ci riporta alle atmosfere dei romanzi di Jane Austen e di Diana Wynne Jones.
È la quarta di copertina a ricordarci che Il re delle volpi si ispira a romanzi come Orgoglio e Pregiudizio e Il Castello errante di Howl, non solo nelle atmosfere, ma sopratutto nei personaggi.
Il rapporto fra i due protagonisti, infatti, è molto simile a quello fra Sophie e Howl: Marian arriva da una famiglia di bassa estrazione sociale, ha una personalità tranquilla ma è intelligente e sa dimostrare una grande forza interiore quando si trova in difficoltà; Aleister, invece, è vanitoso, viziato e tende a scappare dai propri problemi e responsabilità. I due protagonisti ci ricordano anche Elizabeth e Darcy, con i loro continui battibecchi.
Aleister, in particolare, mi ha ricordato molto Howl, a partire dall’aspetto fisico. Capelli lunghi, anche se rossi, orecchini, porta una lunga giacca ricamata d’oro… Vanitoso, egoista, viziatissimo, Aleister è anche un mago molto potente, capace perfino di ricostruire il suo castello dopo che è stato distrutto dall’antagonista — vi ricorda qualcosa, anzi qualcuno?
Un’opera un po’ troppo derivativa
Ci sono davvero tante scene ed elementi che mi hanno riportata non solo a Il Castello errante di Howl, ma anche al già citato Orgoglio e Pregiudizio (la protagonista che deve sposarsi per volere della famiglia, l’ambientazione ottocentesca), Alice nel paese delle Meraviglie, e perfino Harry Potter (basta pensare ai carrellini che ricordano la Gringott e al lago con i cadaveri simile a quello affrontato da Harry e Silente nel sesto libro).
L’impressione è che la fantasia dell’autrice sia venuta a mancare. I riferimenti ad altre opere sono tanti, troppi per i miei gusti. Il materiale di partenza, cioè le leggende e il folklore irlandese, è molto vasto e sarebbe stato interessante sfruttarlo di più, invece che basarsi in modo così massiccio su film di animazione e libri fantasy per ragazzi.
Una piccola preferenza personale, anche se so che Il re delle volpi è un libro per ragazzi: forse avrei voluto delle fate più cattive, proprio come nelle leggende…
In conclusione…
Purtroppo Il re delle volpi non è il romanzo avvincente che mi avevano promesso. È una lettura leggera e scorrevole, non c’è dubbio, e piacerà sicuramente a chi ha amato Il Castello errante di Howl e Orgoglio e Pregiudizio e a chi cerca un fantasy senza troppe pretese, che ti scaldi il cuore con un lieto fine molto tenero. Il testo avrebbe giovato di qualche descrizione in più e avrei voluto che il worldbuilding fosse più approfondito, ma non è un brutto libro. Una nota dolente è la poca originalità nei personaggi e in diverse scene e situazioni, ma sicuramente Il re delle volpi può piacere ai ragazzi più giovani.
Voi l’avete letto?
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