Tra gli scrittori esordienti permane da tempo un dibattito controverso: meglio scrivere una grande opera lentamente, o tanti romanzi diversi? Proviamo a dare una risposta.
Come me, se sei qui è perché ti piace scrivere. Hai in mente una storia troppo grande per tenerla chiusa nella tua testa, perciò hai preso la tastiera in mano e hai iniziato a raccontarla a te stesså. Questo è il punto d’inizio più spontaneo e naturale per intraprendere la scrittura, ma ha una piccola controindicazione: la romanticizzazione della nostra prima storia.
La prima storia non si scorda mai
Ovviamente tutti abbiamo un legame speciale con il nostro primo grande file, i personaggi che per primi hanno preso forma su quelle pagine e i mondi in cui hanno vissuto. Al punto che è difficile lasciarli andare: quell’opera “merita la perfezione”, e in questo sforzo continuiamo a limare e limare, mesi dopo mesi, il nostro prodotto. Nell’angolo della nostra testa, l’eco delle professoresse di italiano ci ricorda che Manzoni lavorò vent’anni sui Promessi Sposi; possiamo noi essere da meno se puntiamo alla perfezione?
Nella nostra generazione abbiamo accesso a migliaia di prodotti altrui attraverso internet, librerie, serie TV; illimitati esempi di storie diversissime. Eppure anche noi vogliamo crearne uno nostro, che lasci il segno. Per fare ciò dobbiamo costruirci un nostro metodo, uno schema di scrittura che ci agevoli nel costruire e raccontare non solo una storia, ma molteplici.
Prodotto contro Metodo
Immagino abbiate intuito la dualità che intendo riformulare: il focus su un singolo prodotto (ovvero prioritizzare la qualità), oppure sul metodo col quale scriviamo (ovvero concentrarsi sulla quantità).
Prima di fornirvi la mia opinione, è importante rimarcare che questo non è un dualismo assoluto: concentrarvi su una singola storia non la rende automaticamente di qualità migliore, così come gestire varie storie non le rende automaticamente peggiori. La qualità è un metro soggettivo che dipenderà sempre dal lettore e non abbiamo modo di misurarla se non fidandoci di chi ci legge.
Con questa considerazione in mente, il mio consiglio per gli esordienti è sempre quello di andare oltre la prima storia. Ciò che fa la differenza tra i due approcci è che lavorare per svariati anni su una singola storia, impiegando mesi per correggere errori e aggiungere dettagli, difficilmente è un metodo che potrete replicare per i romanzi successivi. In altre parole: per scrivere bene è necessario scrivere tanto.
Non vi dirò, come Stephen King in On Writing, di incatenarvi a una scrivania e buttare giù seimila parole al giorno; non tutti hanno tempo a sufficienza per tali sforzi, e chi ce l’ha è probabilmente già uno scrittore professionista che può vivere della sua arte. Però è utile il confronto con la pittura, ad esempio: riuscirà meglio il quadro di un pittore che ha continuato a dipingere sulla stessa tela per mesi, o quello di chi nello stesso tempo ha dipinto dieci opere diverse?
Provate a rispondere.
…ed ecco a voi ciò che succede in realtà.
Imparare dagli errori
Il perfezionismo col quale tutti noi impugnamo la penna ci porta a temere gli errori, piuttosto che ad accettarli e a imparare da essi. Inoltre la “perfezione” non è raggiungibile: nessuna opera sarà mai perfetta. Quanti “romanzi perfetti” avete letto?
Tutto ciò che scriviamo avrà errori; alcuni minori (grammatica, sintassi), altri di tematiche (un personaggio non è coerente con se stesso, o la trama ha alcuni buchi), altri ancora dettati dall’inesperienza. Questi ultimi possono essere guariti… facendo esperienza, provando e riprovando, scrivendo tante storie e mettendo continuamente alla prova il nostro metodo personale fino ad adattarlo al tipo di storie che vogliamo scrivere.
Il mio metodo
Di seguito provo a fornirvi come esempio il metodo che ho costruito attraverso sette anni di scrittura e sei romanzi. È vero, non sono stato ancora pubblicato, quindi potrebbe non essere il metodo ideale (…o perfetto), ma è quello che funziona per me e quello che mi rende più facile ideare e scrivere storie senza abbandonarle a metà né fossilizzarmi su di esse per anni.
- Concept: La tematica cardine attorno al quale ruota la storia. Come sarebbe una nave-colonia in cui l’equipaggio può cambiare corpi a piacimento? Come reagirebbero tribù boreali all’arrivo di un colonizzatore armato? Come sarebbe un paladino goblin che lotta contro la nobilità locale per salvare le sue genti? Se il concept è abbastanza interessante ve lo dirà il tempo: un concept che vi dimenticate dopo qualche settimana forse non sarebbe bastato a tenervi sulla pagina per i mesi necessari a scriverci un romanzo.
- Pianificazione: Uno o due mesi in cui delineo l’ambientazione, i luoghi, i personaggi e a grandi linee gli archi narrativi. Non oltre: il rischio di pianificare troppo (e non iniziare mai a scrivere, in questo caso) è lo stesso perfezionismo che impedisce di concludere una storia. Iniziate a scrivere non quando avete tutto il materiale ma quando ne avete abbastanza.
- Routine: Tutti i weekend un capitolo. Potete scrivere di meno o di più, non c’è una soglia minima o massima. Ascoltate voi stessi: ciò che vi fa persistere è ciò che funziona.
- Revisioni periodiche: se avete alpha-lettori (altri amici appassionati di storie che vi leggono e vi danno consigli mentre state buttando giù la bozza), prendetevi una settimana ogni circa 20’000 parole per implementare consigli, fare riletture dei capitoli precedenti e assicurarvi che ciò che state per scrivere sia consistente con ciò che avete già scritto. Riscrivete capitoli se necessario, ma non lasciate che questo vi inchiodi su qualche punto critico per più di qualche settimana.
- Pausa: Scrivere l’ultimo capitolo non significa aver completato il romanzo! A fine stesura, lasciate passare qualche mese, non toccate più la storia e lasciatela decantare.
- Revisione finale: Con occhi freschi, rileggete tutto da capo con la massima attenzione e spirito critico, come se l’avesse scritto il vostro peggior nemico. Individuate gli errori che potete aggiustare e distingueteli da quelli che NON potete aggiustare; in questa fase, generalmente è troppo tardi per riscrivere capitoli interi, ma non per imparare quali errori evitare nel prossimo romanzo!
Costruire il proprio metodo richiede anni di pratica, e difficilmente è una cosa che si fa a tavolino. Ma con un po’ di accortezza e consapevolezza, ognuno può trovare il proprio.
E se ne avete già uno, raccontatecelo nei commenti!
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